L’oleoturismo crea comunità. Le parole di Michele Sonnessa ad OLIVITALYMED

Da oggi fino al 28 aprile nella splendida cornice del Castello di Rocca Cilento si sta svolgendo la seconda edizione di OLIVITALYMED, la Rassegna delle Eccellenze dell’Olio e dei Sapori Mediterranei, nata da un’idea di Stefano Sgueglia. Questa mattina alle 11.30 si è tenuto il convegno di apertura sul tema: “Oleoturismo, sviluppo locale, tutela del paesaggio, accoglienza e turismo” a cui è intervenuto il Presidente delle Città dell’Olio Michele Sonnessa.
Di seguito trovate l’intervento completo
Signore e Signori, buongiorno.
Prima di tutto permettetemi di rivolgere un sentito ringraziamento agli organizzatori di OlivitalyMed per questa straordinaria iniziativa e per aver voluto le Città dell’Olio come partner. Siamo profondamente orgogliosi di essere qui, in una terra che, come la Campania, rappresenta una culla millenaria dell’olivicoltura e della cultura del paesaggio mediterraneo e della Dieta Mediterranea. Un ringraziamento speciale va anche al compianto dottor Sgueglia ed alla sua famiglia, la cui visione e dedizione sono motore di questa manifestazione, e alla Regione Campania, istituzione che da anni si distingue per la capacità di innovare senza mai tradire le proprie radici, valorizzando una filiera che è simbolo di identità e sviluppo.
Il titolo di questo convegno – oleoturismo, sviluppo locale, tutela del paesaggio, accoglienza e integrazione del reddito agricolo – racchiude in sé i pilastri su cui si fonda l’azione delle Città dell’Olio. Pilastri che sono il cuore delle nostre strategie e attività: il turismo dell’olio, la tutela dell’ambiente, la valorizzazione del paesaggio, la promozione del territorio e una comunicazione efficace e contemporanea.
Non è un caso se oggi l’oleoturismo è diventato in Italia uno dei più potenti motori di sviluppo rurale: secondo l’ultimo rapporto di Roberta Garibaldi, il turismo enogastronomico ha generato nel 2023 oltre 40 miliardi di euro di fatturato. L’extravergine, che un tempo era prodotto di nicchia, oggi si fa veicolo di un racconto collettivo, di esperienze che toccano la memoria, il gusto, la salute e l’accoglienza. In questa narrazione, la Campania recita un ruolo da protagonista, forte di una biodiversità straordinaria e di una cultura materiale che affonda le radici nella Magna Grecia.
Le Città dell’Olio, con i loro oltre 510 enti soci, hanno fatto della trasversalità il proprio punto di forza: lavoriamo con amministrazioni comunali, produttori, scuole, associazioni e cittadini per promuovere un modello di sviluppo integrato, in cui l’olio evo diventa ambasciatore di territori, storie e valori. Ed è proprio da questa prospettiva che nasce la nostra Carta degli Impegni per la Sostenibilità e il Benessere, che coinvolge tutti i Comuni soci in un percorso di valorizzazione condivisa e responsabile per la creazione in ogni territorio olivicolo, delle Comunità dell’Olio. Si tratta dell’iniziativa più innovativa: qui la strategia non si esaurisce nell’azione di un singolo Comune, ma coinvolge attivamente operatori, scuole, imprese, cittadini e terzo settore, chiamati a diventare parte attiva di un’identità collettiva. Ogni Comunità dell’Olio firma una carta di valori e impegni, si dota di un marchio distintivo – quello delle Città dell’Olio – sviluppa progetti di educazione, promozione e accoglienza. In questi mesi, oltre 40 comunità stanno lavorando per ottenere il marchio e costruire reti locali, che si trasformano in veri e propri laboratori di sviluppo sostenibile. Non parliamo di “club esclusivi”, ma di organismi inclusivi che rispondono alle esigenze reali dei territori e dei cittadini.
Essere una Città dell’Olio e creare la Comunità dell’Olio, diventa essenziale per due progetti operativi su cui siamo impegnati:
1. il Club di Prodotto del Turismo dell’Olio: una rete di operatori che aderiscono a standard comuni di accoglienza, qualità e autenticità, costruendo itinerari, eventi e servizi capaci di attrarre un turismo motivato dalla ricerca di esperienze autentiche. Il Club di Prodotto è una piattaforma aperta a frantoi, agriturismi, ristoratori, guide, imprese dell’accoglienza che condividono una visione: fare dell’olio e del suo paesaggio un attrattore economico, culturale e sociale. E questa settimana abbiamo l’onore di vivere uno degli appuntamenti più amati: la Merenda nell’Oliveta, un format che coinvolge ad oggi circa 100 Città dell’Olio, capace di trasformare gli oliveti in teatri di convivialità, cultura, benessere, educazione e pace. Un invito a rallentare, riconnettersi con la terra e la natura, a riscoprire la bellezza e la profondità di questi luoghi, spesso sottovalutati ma oggi, più che mai, necessari.
Vivere l’oliveta, partecipare a eventi come la Merenda, significa scoprire che l’olio non è solo un prodotto: è un linguaggio universale che unisce comunità, paesaggi e culture. E mai come in questo 2025, anno del Giubileo della Pace, sentiamo il dovere di promuovere, a partire dall’olivo, messaggi di armonia e dialogo tra le persone e i popoli.
2. la Carta degli Oli che coinvolge un altro fronte, troppo spesso trascurato, quello della ristorazione, luogo centrale della relazione tra prodotto e consumatore.
La Carta degli Oli nasce per restituire dignità e visibilità all’olio EVO nei ristoranti italiani, là dove troppo spesso è ancora trattato come un condimento qualsiasi, invece che come un prodotto d’eccellenza territoriale. La Carta prevede che i ristoratori offrano una selezione di oli extravergini di qualità in bottiglie da 100 ml, corredata da informazioni su cultivar, abbinamenti e territori d’origine. È un’azione culturale e commerciale insieme, che mira a educare il palato dei clienti e a valorizzare le nostre produzioni locali, anche in chiave turistica. E soprattutto è un gesto politico: far entrare l’olio dalla porta principale nella narrazione della cucina italiana.
Ma dobbiamo anche avere il coraggio di guardare in faccia le difficoltà. L’abbandono degli oliveti è la vera emergenza che rischia di compromettere la nostra biodiversità, la bellezza dei nostri paesaggi, la vitalità economica e sociale di intere aree rurali. In Italia, oltre il 50% delle superfici olivicole risulta abbandonato o a rischio abbandono, con punte del 60-70% in alcune regioni come la Liguria. Stiamo lavorando a una proposta di legge nazionale, che al momento ci ha portato alla costituzione di un Tavolo interministeriale previsto nell’ultimo Decreto Ambiente che mira a introdurre strumenti di censimento, agevolazioni fiscali, incentivi alla gestione collettiva e nuove forme di cooperazione, come le associazioni fondiarie e le cooperative di comunità.
Il nostro compito oggi non è solo quello di “conservare” la biodiversità olivicola, ma di renderla protagonista della rinascita rurale: la diversità di cultivar, di paesaggi, di tradizioni e di saperi è la nostra più grande risorsa e la vera chiave di differenziazione nel mercato globale. Su questa sfida si gioca il futuro delle aree interne e delle economie locali. La nostra forza non è la quantità, ma la qualità plurale, le varietà autoctone, le pratiche colturali sostenibili, i paesaggi storici, le storie di comunità.
Non basta tutelare: occorre riattivare, valorizzare, raccontare e innovare, coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni. Per questo investiamo sull’educazione, con progetti come Olio in Cattedra che quest’anno, alla ventesima edizione, ha coinvolto più di 4.500 studenti e 250 classi in oltre 80 Comuni. Vogliamo crescere giovani cittadini consapevoli del valore dell’olivo, della terra e della comunità.
Una convinzione mi guida ogni giorno, in questa esperienza come Presidente delle Città dell’Olio: l’olio è molto più di un prodotto agricolo. È paesaggio, cultura, benessere, turismo, sviluppo, accoglienza, biodiversità, pace. Difendere e valorizzare la civiltà dell’olio significa garantire futuro, identità e opportunità ai nostri territori e alle nostre comunità.
E permettetemi, nel chiudere, una riflessione più ampia, legata al valore simbolico e spirituale dell’olivo.
Nel 2025 ricorrono gli 80 anni dalla bomba atomica su Hiroshima. Per questa occasione, le Città dell’Olio hanno deciso di compiere un gesto semplice ma potentissimo: piantare un olivo nel Parco della Pace di Hiroshima (rinnovando un rito già compiuto 30 anni fa), unendosi idealmente a tutte le comunità del mondo che vedono nell’olivo un simbolo universale di pace, resilienza e rinascita. Sarà un atto di memoria e di speranza, un messaggio silenzioso ma duraturo.
Anche Papa Francesco, recentemente scomparso, aveva espresso con forza il desiderio che si piantassero ulivi come simbolo di pace e custodia del creato: parlando del conflitto in Medio Oriente ed in Ucraina, aveva chiesto che “si pianti l’ulivo della pace invece della follia della guerra”; e nella sua enciclica Laudato Si’, l’olivo viene anche evocato come simbolo della cura per la terra e del legame tra l’uomo e la natura.
Oggi più che mai, servono alleanze: tra istituzioni, cittadini, imprese, agricoltori, giovani. Serve un patto per il futuro della civiltà dell’olio. E noi, come Città dell’Olio, siamo pronti a fare la nostra parte, con passione, competenza e visione.
Grazie.