Castelplanio è situato nella media vallesina lungo l’asse che collega le città di Jesi e Fabriano. Il paese sorge a 305 m. s.l.m. e gode di un clima dolce e ventilato specie nelle serate estive.Nella parte a valle vi sono le frazioni di Macine, Borgo Loreto e Pozzetto, mentre il Capoluogo (dove è situato il Comune) e la frazione Piagge, si trovano a monte salendo per circa 3 km. Un’antica leggenda, sulla quale si sono esercitati storici e cronisti locali, faceva risalire l’origine di Castelplanio agli abitanti scampati dalla distruzione di “Planina” (secc. V-VI d.c.) situata nei pressi di Sant’Apollinare di Monte Roberto che, dopo una breve sosta, con relative fortificazioni poco oltre l’attuale agglomerato di Moie di Maiolati, avrebbero costruito il castello.  Da oltre un secolo la leggenda è stata sfatata riconducendo l’origine di Castelplanio al vicino monastero di San Benedetto dei Frondigliosi, dipendente dall’abbazia di S.Elena ricordato già nel 1199. Solo nel 1283, nei documenti risulta la distinzione tra l’abbazia di S.Benedetto ed il castello che sorgeva nella parte pianeggiante del colle sottostante la stessa abbazia, da cui appunto il nome di Castel del Piano. Nel 1443 subì, dopo un lungo assedio, il saccheggio da parte delle truppe di Niccolò Piccinino in guerra con Francesco Sforza, da una decina d’anni signore di Jesi e dell’intera Marca. Tutta la cinta muraria, dopo il saccheggio, fù interamente ricostruita dagli abitanti superstiti. Un notaio di Castelplanio, Ser Domenico di Bartolo, partecipò con Stefano di Onofrio di Massaccio (Cupra Montana), Ser Angelo Colocci e Antonio di Angelo di Jesi alla redazione, fatta tra il 1449 e il 1450, dei nuovi statuti di Jesi e del suo Contado.Le vie dello Spirito comprendono: l’Abbazia di San Benedetto de’ Frondigliosi, la Chiesa di Sant’Anna, la Chiesa del Crocifisso, il centro si spiritualità “Sul Monte” e la Chiesa di San Sebastiano.Museo Civico di Palazzo Fossa Mancini, collocato nel piano nobile del Palazzo, settecentesca residenza privata dei Conti Fossa Mancini diventata nel secondo dopoguerra sede della Municipalità, prevede un itinerario che interessa tra l’altro la residenza stessa quale casa nobile del ‘700, nei bei soffitti decorati a pergolato e a vedute di due stanze , in una sala in stile barocco a stucchi con inseriti una serie di quadri ad olio su tela in stile neoclassico a soggetto mitologico, e nei numerosi e pregevoli arredi del XVIII° secolo.

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