Santa Sofia d’Epiro è uno dei borghi di origine arbëreshë (italo-albanese) della Calabria, che conserva ancora oggi le tradizioni, quali l’antica lingua albanese, il rito bizantino-greco, i costumi, gli usi e le tipiche tradizioni. Situato sulle pendici nord-occidentali della Sila Greca, il territorio di Santa Sofia si distende su una spianata della vasta costiera dei contrafforti silani che, tra poggi e valloncelli, scendono digradando fino alle rive del Crati e comprende una parte della riserva naturale del lago di Tarsia, oasi lacustre di importante interesse faunistico, dove vivono specie di animali piuttosto rare, come l’Airone Rosso e la Cicogna Bianca, della quale numerosi sono stati gli avvistamenti negli ultimi anni e dove è possibile compiere percorsi naturalistici e di birdwatching. Numerose sono le coltivazioni di gelsi che contribuiscono alla crescita dell’industria della seta, i castagni e le querce che formano foreste, l’ulivo, i fichi che danno frutti squisiti e le vigne che danno i vini forti e ottimi. Il centro storico del borgo presenta la caratteristica disposizione urbanistica di matrice albanese, chiamata tradizionalmente gitonia, con rioni organizzati attorno ad uno spiazzo centrale. Nel XV secolo giunsero i profughi albanesi a ripopolare il territorio e strategicamente si insediarono nei pressi della chiesa vecchia, mentre un secondo gruppo si accampò sul fianco orientale, dove a ricordo poi fu edificata la chiesa di Santa Venere. Un terzo gruppo si stabilì sul livello superiore di promontorio, svolgendo così anche servizio di vedetta.  Lo spazio urbano che originò il primo nucleo insediativo era organizzato in Gjitonie, termine di origine greca che significa vicinato, formate da un gruppo di abitazioni disposte radialmente su uno spiazzo comune detto sheshi su cui trovano gli ingressi di queste dimore. Gruppi di gjitonie, anche se disposti in modo irregolare, crearono un’originale trama urbana che si inserì armonicamente nel territorio senza violarlo. ll centro storico presenta la caratteristica disposizione urbanistica a rioni organizzati attorno ad uno spiazzo centrale, chiamata tradizionalmente gitonia. Alcune abitazioni conservano ancora decorazioni pregevoli e portali in pietra con stemmi gentilizi, forse riconducibili ad antiche famiglie. Nella piazza principale del paese sorge la Chiesa di Sant’Atanasio il Grande, la chiesa principale del paese, di rito greco-bizantino dedicata proprio a Sant’Atanasio. La chiesa fu eretta nel 1742 in stile neoclassico con unico navata e con abside quadrata. Le pareti interne e la volta sono state affrescate interamente negli anni ‘80 dal pittore cretese Niko Jannakakis. All’estremità orientale del paese sorge l’antica Chiesa di Santa Sofia detta Qisha Vjeter, che conserva all’interno pregevoli quadri antichi ed icone dipinte dagli Jeromonaci dell’abbazia basiliana di Grottaferrata, mentre al lato opposto è situata la Chiesa di Santa Venere, al cui interno si possono ammirare icone del pittore albanese Josif Droboniku e una tela seicentesca raffigurante la martire. Dietro l’antico Palazzo Vescovile, in Largo Trapeza, si trova il Municipio e un importante Museo del territorio e del costume Arbëreshë, nel quale si può ammirare la ricostruzione fedele e completa della vestizione delle donne albanesi, la raccolta comprende vestiti giornalieri, di festa, di mezza festa, nuziale e di lutto. In un’ala del palazzo, inoltre, è allestita la sezione dedicata all’Erbario del Crati del Museo di Storia Naturale della Calabria in cui sono illustrate tutte le specie vegetali del territorio. Gli Albanesi d’Italia è un’opera realizzata nel 2007 dallo scultore calabrese Aligia, che richiama, nell’unità formale della sfera, il divenire della storia che si risolve nella compiutezza dell’esperienza che la Comunità Italo-Albanese ha saputo fare delle antiche risorse. La realizzazione di due sfere concentriche, di cui l’esterna in pietra, riassume l’esperienza trascorsa nel tempo e l’intera rivela la bellezza dell’interiorità culturale della comunità arbёreshe.

 

FONTE: TURISCALABRIA

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