Paesaggi rurali: salgono a 5 le Città dell’Olio che ottengono il riconoscimento del Mipaaf

Il Fatto  11 Gennaio 2018



Uno storico risultato per l’Associazione nazionale Città dell’Olio. Dopo gli Oliveti Terrazzati di Vallecorsa ed il Paesaggio Agrario della Piana degli Oliveti Monumentali di Puglia, altri 3 paesaggi olivicoli della Rete dei territori italiani a vocazione olivicola, entrano nel Registro Nazionale del Paesaggio Rurale del MIPAAF. Si tratta della Fascia Olivetata Pedemontana di Assisi-Spoleto (Trevi, Assisi, Spoleto, Spello, Foligno, Campello sul Clitunno) – Umbria, del Parco Regionale Storico Agricolo dell’Olivo di Venafro (Is) – Molise e del Paesaggio Policolturale di Trequanda (Si) – Toscana. L’attribuzione è avvenuta da parte dell’Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale delle Politiche Agricole e Conoscenze Tradizionali che si è riunito ieri a Roma tra applausi, strette di mano e tanta emozione.

“Voglio congratularmi personalmente con i sindaci delle Città dell’Olio di Venafro, Trequanda, Trevi, Assisi, Spoleto, Spello, Foligno, Campello sul Clitunno per il prestigioso traguardo raggiunto – ha commentato a caldo Enrico Lupi presidente dell’Associazione nazionale Città dell’Olio – e voglio ringraziare anche tutto lo staff dell’Associazione che ho l’onore di rappresentare per aver lavorato senza sosta a questo sogno che diventa realtà. Sono passati tre anni dall’inizio di questa avventura. Ci abbiamo creduto, promuovendo la candidatura di ben 31 paesaggi olivicoli di 12 Regioni italiane. Solo 15 di essi hanno superato la prima durissima selezione e tra loro ad oggi 5 hanno già ottenuto il riconoscimento sperato. Un bilancio provvisorio che non può non renderci orgogliosi e che ci sprona a fare sempre di più per la valorizzazione e tutela del paesaggio e della biodiversità, una ricchezza tutta italiana, che il Ministero ha finalmente deciso di “certificare” e proteggere attraverso uno strumento concreto che serve a rafforzare le identità territoriali e farne percepire il valore storico, naturalistico ma anche economico”.