Olive e lavanda per la diagnosi precoce di patologie del fegato

Salute e Benessere  27 Maggio 2022



Con olive e lavanda verso diagnosi precoce patologie fegato Fondazione, presentati primi promettenti risultati ricerca (ANSA) – TRIESTE, 26 MAG – Utilizzare le proprieta’ terapeutiche di composti naturali come olive, basilico, citronella, lavanda e rosmarino per la diagnosi precoce degli eventi piu’ gravi associati al fegato grasso, come steatoepatite e fibrosi. Hanno portato a “risultati preliminari promettenti” gli studi condotti dalla Fondazione italiana fegato (Fif)nell’ambito del progetto Fegato Grasso “ProFeGra”, rivolto alle persone obese e ai giovani e bambini a rischio. Dalle analisi sui composti naturali i ricercatori hanno individuato alcuni biomarcatori non invasivi per la diagnosi precoce di queste patologie. “A livello terapeutico – ha spiegato la responsabile del progetto Natalia Rosso – i nostri ricercatori hanno testato le proprieta’ dell’acido triterpenico, un triterpende isolato dalle piante appartenenti alla famiglia delle Rosacea, un composto con dimostrate proprieta’ epatoprotettive. Sono inoltre stati testati gli effetti protettivi dell’Acteoside, un fenilpropanoide presente in varie specie di piante Lamiales. Sebbene nessuno dei composti riesca a ridurre l’accumulo di grasso, entrambi limitano l’effetto deleterio dell’accumulazione, dimostrando di essere antiossidanti, antiinfiammatori e soprattutto antifibrotici. Questi risultati, se pur preliminari, sono molto promettenti e il loro effetto dovra’ esser valutato per conferma in modelli piu’ complessi (in vivo)”. Per quanto riguarda la diagnosi della fibrosi epatica, tramite studi eseguiti in silico sono stati identificati, spiega la Fif, potenziali biomarcatori non invasivi, successivamente validati, in collaborazione con il Dipartimento di chirurgia generale e di anatomia patologica dell’Ospedale di Cattinara di TRIESTE, in un gruppo di soggetti obesi con diversi gradi di steatoepatite. Da queste analisi sono state validate tre proteine plasmatiche (biomarcatori) in grado di predire lo stato del fegato. “Anche questi dati ottenuti finora sono incoraggianti – ha concluso Rosso – in quanto potrebbero dare un’informazione sullo stato del fegato, anche negli stadi iniziali, tramite un semplice prelievo del sangue”. I risultati sono stati presentati dalla Fif alla Fondazione CRTrieste, che sostiene l’attivita’ di ricerca. (ANSA)