Centro di alta collina della Sabina (territorio del Nord Est del Lazio); sovrastante la valle del Tevere. L’antico borgo conserva la quattrocentesca Chiesa di S. Antonino con un Cristo rivestito di pelle umana ed un interessante Museo Civico; a 14 km, si trovano le rovine della romana Castrum Curense. Nota località nel territorio comunale di Fara è l’Abbazia di Farfa, che fu , nel medioevo, il centro di un vero e proprio feudo che si estendeva su buona parte del Lazio. Interessanti località vicine sono, oltre al capoluogo Rieti, tutti i pittoreschi centri collinari della Sabina. L’area del comune fu popolata già in epoca preistorica (sono stati rinvenuti resti del Paleolitico medio e dell’età del bronzo medio, recente e finale). Tra il IX secolo a.C. e il VI secolo a.C. nella località di Santa Maria in Arci si era stabilito un insediamento sabino, identificato con la città di Cures, che continuò a vivere in età romana (resti di terme e di un piccolo teatro e necropoli). Il territorio era sfruttato dal punto di vista agricolo con una fitta rete di ville, costruite su terrazzamenti in opera poligonale nel II secolo a.C. e in opera quasi reticolata nel I secolo a.C. (“villa di Grotte di Torri” e ancora di Fonteluna, di Mirteto, di Cagnani e di San Lorenzo a Canneto, di Sant’Andrea e di San Pietro presso Borgo Salario, di Grottaglie, di Piano San Giovanni, di Grotta Scura, di Monte San Martino, di Fonte Vecchia). Le origini dell’attuale abitato sembrano risalire ad epoca longobarda, alla fine del VI secolo, come sembra indicare il toponimo, derivante dal termine longobardo fara, con il significato di “clan familiare”; oppure alla devozione sempre longobarda a Santa Fara. Il castello è attestato dal 1006 e dal 1050 fu sotto il controllo dell’abbazia di Farfa. Fu quindi feudo degli Orsini. Nel 1867 fu toccata con la frazione di Coltodino dalla Campagna garibaldina dell’Agro Romano per la liberazione di Roma. Giuseppe Garibaldi dopo la sconfitta di Mentana raggiunse con i suoi Volontari la stazione FS di Passo Corese in Comune di Fara dove partì in direzione del nord. Sempre da Fara sulla riva del Tevere partì con alcune barche la sfortunata spedizione dei Fratelli Cairoli conclusa tragicamente a Villa Glori. Testimonianze della Campagna dell’Agro Romano per la liberazione di Roma (1867) sono conservate nel Museo nazionale di Mentana.
Museo dell’olio della Sabina
Il museo è dedicato all’olio della Sabina che il medico Galeno (II secolo d.C.) definì come il migliore del mondo antico. La vicinissima Abbazia di Farfa fu uno dei pochi centri medioevali europei nel quale furono conservate e poi trasmesse le antiche tecniche dell’olivicoltura. Il museo ha sede a Palazzo Perelli, edificio cinquecentesco ampiamente manomesso e di recente recuperato, ma si estende anche al centro storico e al paesaggio. L’itinerario ha inizio con una sezione dedicata al mito dell’olio, celebrato da sculture dei maestri contemporanei Alik Cavaliere, Gianandrea Gazzola, Maria Lai e Hidetoshi Nagasawa. La visita prosegue con la documentazione sulla botanica dell’ulivo sabino e la tradizione dell’olivicoltura, poi con la sala della memoria, dove il mondo dell’olio viene raccontato dalle voci e dalle immagini dei contadini di Calstelnuovo. Con un percorso pedonale nella campagna, si raggiunge il sito altomedievale di San Donato dove, vicino alla chiesa restaurata, il “Giardino degli ulivi del mondo” ospita le diverse specie coltivate nel bacino del Mediterraneo e con esse, simbolicamente, i popoli che condividono nella storia e nel presente la cultura dell’olio di oliva. Fa parte del Sistema museale territoriale della Media valle del Tevere.