Alle origini della cittadina di Trinitapoli si colloca la Ecclesia Sancte Trinitatis, attestata per la prima volta in una Bolla pontificia del 1186. È una delle tante chiesette rurali sorte nei primi secoli dopo il Mille, quando l’espansione economica e demografica portò ad un maggior popolamento delle campagne. La sua intitolazione deriva dall’essere sorta in un territorio (locus Trinitatis) di pertinenza dell’Abbazia della Trinità di Monte Sacro sul Gargano. La Ecclesia Sancte Trinitatis divenne elemento di aggregazione di un Casale, cioè di un borgo rurale, che attinse la denominazione dalla chiesa omonima. Nel 1465 il re di Napoli Ferdinando I d’Aragona concede “la Torre e il Casale de la Trinità” ai fratelli Della Marra, nobili di Barletta. Costoro, per incrementarne la popolazione, nel 1466 ottennero dal re il permesso di far stanziare nel Casale alcune famiglie di Schiavoni (o Slavoni), provenienti dai Balcani. Intanto, nel 1447 Alfonso I d’Aragona, con la istituzione della “Regia Dogana della mena delle pecore”, aveva diviso il Tavoliere in tante “Locazioni” da affittare ai pastori abruzzesi per il pascolo invernale. Una di queste fu la “Locazione de Trinità”. E grazie alla transumanza la popolazione del Casale si infoltì per i tanti pastori che lo elessero a propria stabile dimora. Oltre agli Slavoni e agli abruzzesi, altre genti andranno ad arricchire etnicamente e culturalmente la compagine casalina. L’antica e non lontana città di Salpi, d’origine greco-romana, nei secoli del Basso Medioevo andò incontro ad un declino irreversibile, alimentando così un flusso migratorio dei suoi abitanti verso il Casale della Trinità. Sin dalla metà del XV secolo il Casale appare protetto da una Torre di guardia, una delle tante erette lungo la costa per fronteggiare le frequenti incursioni piratesche; abbattuta solo  nel XVIII secolo, perché lesionata da terremoti, di essa è memoria nello stemma civico, nel quale si presenta sormontata da una banderuola rossa con il drappo carico della Croce di Malta. Quest’ultimo particolare ci ricorda che il Casale, dopo essere stato feudo di alcune famiglie nobili (Della Marra, Marulli), fu per due secoli (1589-1798) Commenda Magistrale dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. Notevoli trasformazioni di carattere socio-economico si sono registrate nel corso dei secoli, facendo lievitare sensibilmente il tenore di vita dell’intera comunità. Nel Settecento si avviò quel  processo di particolarizzazione fondiaria, che portò allo smantellamento dei grandi possessi di terre. Nel XIX secolo si ebbero altre due svolte radicali: il passaggio dalla pastorizia alla cerealicoltura  e, sullo scorcio del secolo, il diffondersi su larga scala della coltura specializzata della vite, che toglie spazio alla più povera coltura cerealicola. La crescita economica, civile, demografica e urbanistica che ne seguì (la popolazione passò dai 2.600 abitanti del 1797 ai 6.290 del 1861) fece ritenere non più appropriato il nome di “Casale”, per cui nel 1863 si ottenne dal re Vittorio Emanuele II di poter mutare il nome di Casaltrinità in quello più ampolloso di Trinitapoli. Il Novecento ha visto un ulteriore sviluppo del paese: infatti, le profonde trasformazioni urbanistiche, l’espandersi dell’abitato, la diffusa cultura del verde, la realizzazione di impianti sportivi, di strutture scolastiche e culturali, il parco archeologico e il Museo degli Ipogei, il parco cittadino che si lega alla zona umida con i suoi fenicotteri, un’edilizia privata attenta al risvolto estetico ed altri elementi hanno fatto assumere all’antico Casale la fisionomia di una “Città”, qualifica riconosciuta ufficialmente dal Presidente della Repubblica con Decreto del 23 aprile 2004.Oggi Trinitapoli è una operosa cittadina di 14.700 abitanti. La sua risorsa principale è un’agricoltura moderna e competitiva, con un predominio della ortofrutticoltura, viticoltura e olivocoltura.

 

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